La fine di ogni guerra è un'utopia, e questo è appurato.
Ma perché? Semplicemente perché l'uomo desidera ciò che non ha, e ciò che ha, lo desidera in maggiore quantità. Ovviamente non sto generalizzando, parlo dell'uomo abbiente. I beni materiali sono una droga psicologica, più ne hai, più ne vuoi.
Ecco perché uno Stato come l'America (che poi non è vero che sia la più grande guerrafondaia, semplicemente lo fa con meno discrezione), che si ritrova a secco di petrolio, trovata una fonte bella piena in Iraq, prova a sottrargliela senza pagare. Ma l'Iraq, già povero di suo, rifiuta. E allora guerra sia!
Così funziona la società moderna.
La globalizzazione aiuta o no? Entrambi.
Aiuta, poiché diffonde consapevolezze e verità prima facilmente insabbiabili, permette lo scambio con altre culture che, in fondo, non sono così diverse dalla nostra.
Mina la pace, poiché permette di pagare meno il lavoro nei paesi poveri, per guadagnare di più con la vendita nei paesi ricchi. Non ci credete? Vogliamo tirare in ballo la Nike, che sfrutta adulti e bambini in Indonesia?
Insomma, il mondo odierno ruota costantemente intorno ad un unico concetto, che sprona a dichiarare guerre, a dire bugie, a instaurare governi finti e dittature e autocrazie: interesse.
Infine, gli uomini che vanno in guerra, non accettano perché non hanno scelta, ma perché si convincono, o meglio, vengono convinti che l'altro fronte è abietto, meschino, che voglia sabotare la nazione per creare caos e conquistare a mo' di Attila, e fin da piccoli vengono educati con l'onore della patria, la prontezza a morire per il paese, che in fin dei conti di ogni vita che vede lasciarlo non si interessa più di tanto.
In realtà, pensate su questo, nessuna guerra è mai finita veramente.